Natale 2023 alle Piagge per riscoprire e vivere una “pace non equivoca” pura e profonda. Senza che ormai siamo più in grado di accorgercene, viviamo in un falso Natale costruito secondo tutti altri calcoli, quelli del piacere e del consumo. Il mistero del Natale è diventato oggi «ornamento» dei nostri calendari: «Così anche Gesù Cristo è diventato innocuo: egli appartiene alla chincaglieria del mondo esistente».
«È veramente un motivo di tristezza il pensare e vedere che questo tempo di Natale per molti si riduce semplicemente allo scintillare dello stoviglie, a un po’ di fragranza familiare, e non sia quel che è: cioè l’improvviso colmarsi di tutte le umane attese, la dissipazione totale delle tenebre».
Eppure i vacui riti a cui ci condanniamo sono così distanti da quel Dio che ci scomoda che ci spiazza con il suo farsi uomo tra gli uomini diventando il Dio con noi.
«Dio si presenta sì in forma umana, attraverso l’umano, ma non attraverso ciò che l’umano ha, per così dire, sistemato, organizzato, stabilito secondo la sua scala di valori. Non per nulla Dio si è manifestato a noi come un bambino, figlio di pellegrini scacciati dalla città». Gesù è «nato e morto come un escluso, fuori dalla città» ed è «vissuto sempre preferibilmente tra gli esclusi».
Spetta a noi, resi coscienti di questa incredibile novità, scegliere se continuare a vivere, e dunque anche a festeggiare il Natale, come prima, come sempre, oppure abbandonare le nostre sistemazioni, riscoprire quella «freschezza» mattutina.
«Se mi accorgo che la mia vita è tranquilla quando sto fra gente sistemata e serena, che il mio cristianesimo si appaga dell’assemblea di gente onesta e perbene, io sono rovinato e rischio di rientrare nel numero degli scribi e dei farisei ipocriti e accomodati».
Il Natale, invece «È un “no” di Dio al mondo degli uomini, al mondo costruito secondo le regole egoistiche e predatorie dei potenti. È un “no” perenne. È una contestazione definitiva» capace di portare nel nostro cuore una «pace non equivoca», non vile né superficiale ma pura e profonda.
Spetta dunque a ognuno riscoprire un «occhio semplice», «un’infanzia che abbiamo soffocato nel peccato e nella sapienza tortuosa e sofisticata». Sta a ognuno non prescindere da quel Bambino che «riconsacra le cose», che «entra nel tempo», «germoglia e porta con sé verso la sua fioritura definitiva tutte le nostre passioni, le nostre sofferenze e le nostre speranze».
Ernesto Balducci con riadattamento inserzioni di Alessandro Santoro